Dal 8 all’11 settembre si è svolto il campo scuola rivolto agli adolescenti dai 12 ai 15 anni. Tre giorni di camminate attraverso un territorio bellissimo tra il lago di Garda e il Monte Baldo. Quest’anno svolto con i ragazzi dell’Associazione di Bologna. La non scontata riuscita di un campo come questo è certezza grazie agli organizzatori, Maura e Giorgio e all’indiscussa Disponibilità e Professionalità del nostro amico Giannermete Romani e del nostro dottore Roberto Franceschi.
Ma ora, più che descrivere le attività riportiamo per intero le riflessioni di Giannermete e dei nostri ragazzi:


Castelletto di Brenzone, lago di Garda.
“Paura, Limite, Obbedienza, Dolore, Felicità, Le cose che fanno male, Le cose che fanno bene, Soddisfazione, Ignoto, Esperienza, Nascondersi, Amore, Comprensione, Crescita, Disobbedienza,
Vita”.
Leggere una pagina di Zanna Bianca, il cucciolo davanti alla parete bianca, e trovarci tutto.
Chiedere ai ragazzi di portare queste parole nelle loro vite e le loro storie dentro queste parole.
Scoprire che ci riguardano, tutte, potenza della grande letteratura che è vita di tante vite a confronto. Parole che parlano di noi e del nostro diabete. Di noi e del nostro essere. Con i ragazzi e le ragazze dell’Associazione Diabete Giovanile di Trento, l’Associazione Giovani Diabetici di Bologna e lo staff di medici, infermieri e giovani in formazione nelle professioni sanitarie. Siamo in sessanta e l’energia è tanta. Domani ci aspetta la salita al Baldo.
Buonanotte!

Salita al monte Baldo da Prada (e discesa).
Oggi siamo andati lungo le mulattiere che dal lago di Garda salgono al monte Baldo.
In volo tra il verde dei prati e le tonalità mutevoli del lago e del cielo. Tuoni lontani la mattina, poi pioggia leggera e infine un sole potente. Molto impegno per tutti, passione, condivisione. Una grande impresa, l’occasione per mettersi in gioco, scoprire il limite e rifletterci insieme.
Pranzo al Rifugio Chierego, 1911 m., aperto sul mondo.
Poi la discesa al vasto lago trasparente e il ritorno per lavorare insieme sul senso di queste giornate condivise. Salire le montagne chiede costanza e pazienza. Fatica e vastità scavano dentro, sospesi lungo il cammino non si crede più a quello che si era sotto, affascina e spaventa quello che lassù potrebbe essere. Sono stati questi luminosi giorni di intensità e presenza. Dopo gli orizzonti d’acque e pietre siamo nel cerchio caldo delle ragazze e dei ragazzi adesso, prossimi, nella sala degli intrecci, dove si fila la storia di tutti e tutte. I visi resi brillanti dal vento e dal sole, levigati dai tanti passi condivisi.
Il gruppo tiene, impastando memoria e desiderio. É il tempo di leggere una storia che sappia tenere i sogni insieme e prossimi i significati. ‘L’orso dalla luna crescente’ si espande in parole accolte da un tenero e sorprendente silenzio. Torniamo insieme ai passi compiuti, a quelli da compiere, agli affetti che maturano nel bellissimo settembre. E chiediamo di scrivere delle emozioni vissute sui sentieri del monte Baldo, ieri e oggi.

Hanno tra i 12 e i 15 anni, scrivono:

Paura:

  • All’inizio quando stavo male ne avevo tanta poi i medici mi hanno spiegato tutto, ho capito che non era una cosa grave
  • Tutto è iniziato nel 2018, con la scoperta del diabete. Avevo paura, non capivo cosa mi stesse accadendo, pensavo che la mia vita finisse lì. Crescendo e facendo esperienza sono diventato più tranquillo.
  • La paura che ti viene quando vai all’ospedale senza sapere niente.
  • Quando sono entrata in ospedale ho avuto paura perché c’era qualcosa in me che era cambiato e
    stava cambiando e non capivo, non sapevo ancora cosa fosse.
  • Ho paura che possano un giorno ritirami la patente di guida.
  • Il diabete mi è venuto a inizio pandemia, stavo tornando dalla montagna. I miei genitori avevano
    molta paura.
  • Il diabete mi è venuto a inizio pandemia, mia madre e mia nonna mi facevano sempre compagnia in
    ospedale. Nessuna delle tre sapeva cosa fosse e quindi avevamo paura. Inizialmente ho avuto
    anche paura che gli altri lo sapessero.
  • Avevo paura di morire o di finire in coma. Avevo paura di sentirmi male e avevo paura di
    oltrepassare i limiti.
  • Il giorno dell’esordio ho avuto paura, forse perché ero davanti all’ignoto, non sapevo cosa stesse
    accadendo. Queste cose fanno parte della vita, del crescere, queste cose sono quelle che fanno
    male, fanno male appunto perché non conosci.
  • Anche se ho il diabete da quando avevo 16 mesi mi fa ancora paura sentire che qualcuno viene
    ancora ricoverato per il mio stesso problema.
  • All’esordio pensi che la tua vita sia finita ma presto scopri che non è così.

Limite:

  • Presto ho capito che il diabete voleva dire anche limite
  • Il diabete, se ben gestito, non mette limiti. Fondamentale è l’aiuto dei dottori.
  • Solo all’inizio ho pensato che potessero esserci dei limiti rispetto al mangiare e all’attività sportiva.
  • Avrei e ho tanti limiti a cui devo o dovrei obbedire ma non è facile. Inizialmente pensavo che non
    l’avrei mai accettato il diabete, ormai ci ho fatto l’abitudine.
  • Cosa c’era che non andava? Mi dissero che si chiamava diabete, mi spiegarono cosa era e io non
    ebbi paura, capii solo che ci sarebbero stati dei limiti.
  • All’inizio avevo molte limitazioni poi sono molto diminuite.
  • Il diabete per me rappresenta un limite, per esempio essere limitato nel poter dormire fuori casa
    senza genitori.
  • Ho avuto l’esordio 4 mesi fa e ho capito che avere dei limiti fa parte di questa nuova vita.
  • Il diabete ti pone dei limiti.
  • Il diabete per me significa avere dei limiti che ti aiutano a capire quali sono le cose che fanno bene
    e quelle che fanno male.
  • A un certo punto, passata la paura, si accende una lampadina e scopri che i limiti possono essere
    superati con la testa e con l’esperienza, è come se all’improvviso il diabete ti mostrasse altre porte
    possibili che prima non vedevi.

Obbedienza:

  • Per ora la mia storia con il diabete è stata molto semplice. Ho dovuto obbedire a tutto ciò che i
    medici mi dicevano di fare. Mi hanno messo dei limiti che il tempo mi ha permesso di
    comprendere, alla fine nulla di particolare. Tutti parenti mi hanno coperto di amore quando hanno
    saputo del mio diabete. Per questo non ho avuto grandi paure.
  • Bisogna obbedire ai dottori e ai genitori per consigli e aiuti che fanno stare bene.
  • Devi obbedire a molte regole e se non lo sai ci possono essere delle conseguenze, forse non
    immediate.

Dolore:

  • Avevo 9 anni quando mi ritrovai all’ospedale ad aspettare che i dottori trovassero una diagnosi. Mi
    sentivo male, non camminavo bene, mi venivano dei forti mal di testa.
  • Il diabete comporta dolore per colpa dei sensori.

Felicità:

  • Avere delle belle glicemie.
  • Quando le cose vanno tutte al meglio e non ci sono intralci.
  • Quando dopo i primi giorni difficili le cose sono andate a posto.

Le cosa che fanno male:

  • A volte l’indifferenza, a volte le troppe attenzioni.
  • Essere e sentirsi soli.
  • Quando i primi giorni ho pensato che a causa del diabete i mie amici si sarebbero allontanati da me
    ma non è successo. Qualcuno di loro mi ha chiesto se era contagioso, pensava di poterlo prendere
    anche lui.
  • Quando i medici ti spiegano cosa fa bene e cosa fa male ti tranquillizzi.

Le cose che fanno bene:

  • Ridere con gli amici, stare bene, rilassarsi
  • Fare i campi con quelli che vivono la tua stessa situazione.
  • Essere ascoltati e capiti.

Soddisfazione:

  • I primi tempi avevo sempre la glicemia alta, poi ho capito come funzionava e vedere tutti i valori
    giusti mi soddisfaceva
  • Quando imparai a fare le punture da sola ero molto felice e soddisfatta.
  • Quando la glicata è buona

Ignoto:

  • Paura delle cose che potrebbero accadere in futuro
  • Avevo 11 anni quando mi diagnosticarono il diabete. Inizialmente tutto mi era ignoto e avevo paura
    pensando che fosse qualcosa di molto grave.

Esperienza:

  • Devo gestire quello che mangio, l’insulina che faccio, lo sport e i carboidrati. Ormai il diabete fa
    parte della mia vita e non si può cambiare. Prima dell’inizio di questa storia pensavo che il diabete
    dipendesse dal mangiare troppi zuccheri e questo è vero ma non nel mio caso. Da quando ero
    molto piccola che io avevo i sintomi del diabete ma i risultati erano sempre negativi. Avevo sempre
    sete e andavo spesso in bagno. Le maestre per questo si arrabbiavano con me. Adesso ho il sensore e il microinfusore che ogni tanto danno il matto.
  • Per me il diabete può essere un punto di forza che però va controllato, con l’aiuto dei medici e la
    nostra attenzione possiamo controllarlo.
  • Sapersi gestire e saper convivere con il diabete imparando sempre cose nuove.

Nascondersi:

  • La mia esperienza con il diabete, come penso più o meno quella di tutti, è stata molto
    confusionaria, difficile e impegnativa. Con il diabete, crescendo, ho sviluppato molte insicurezze
    con la paura di essere giudicata e la voglia di nascondermi da tutti. Con il tempo che questa è una
    situazione molto dura da gestire ma che comunque so bene cosa devo fare.
  • Quando mi venuto il diabete avevo molta paura di dirlo ai miei amici, quindi ogni volta che dovevo
    fare le punture andavo a nascondermi da qualche parte.
  • Cercavo di nascondere il diabete perché pensavo fosse una cosa sbagliata e che nessuno dovesse
    saperlo.
  • Lo fai quando hai paura di sentirti escluso o preso in giro perciò non mostri il tuo diabete.
  • A volte voglio nascondermi, nascondere il diabete ma non posso. Devo obbedire alle regole, stare
    attento, il diabete non si controlla da solo.
  • All’inizio avevo paura e tendevo a nascondermi poi vedendo altri ragazzi come me che non si
    creavano problemi ho iniziato a fare come loro.

Amore:

  • Dopo un periodo difficile, di non accettazione del diabete, ho incontrato una ragazza che mi vuole
    molto bene e mi ha aiutato ad accettarlo di nuovo. Siamo fidanzati da due mesi e mi aiuta davvero
    molto.

Comprensione:

  • Ho sempre compreso e accettato tutto quello che i medici e i miei genitori mi hanno detto di fare e
    di non fare.
  • Il diabete mi ha aiutato a capire che ognuno è diverso e ognuno ha le sue difficoltà.
  • Il diabete ha bisogno di molta comprensione perché è una malattia molto complessa e bisogna
    imparare a gestirla.

Crescita:

  • Andando avanti ho imparato a gestirmi da solo capendo quello che potevo fare e ora sono
    tranquillo
  • Quella settimana in ospedale è stata una settimana di crescita, di dolore, di soddisfazione per le
    prime glicemie nella norma, di comprensione e conoscenza di questa malattia a me sconosciuta,
    tutto obbedendo ai medici.
  • Quando ho capito bene quello che avevo, andando avanti con il tempo, ho imparato a gestirmi da
    sola grazie alle esperienze che vivevo. Poi mi hanno messo il sensore e il microinfusore e tutto è
    stato più facile. Il diabete mi ha fatto crescere anche dal punto di vista mentale.
  • Crescendo ho imparato a vivere la mia vita senza crearmi troppe complicazioni. Adesso, a
    quattordici anni, sono abbastanza soddisfatta di come gestisco questa situazione.
  • Con il diabete ho avuto una crescita personale e la comprensione di ciò che è successo,
    un’esperienza utile per la vita.

Disobbedienza:

  • Con il passare del tempo è iniziato un periodo rispetto al diabete in cui disobbedivo a tutto e tutti.
    Non facevo insulina ai pasti, mangiavo male e quando capitava, insomma non accettavo il diabete.
  • Riflettere sulle volte in cui ho disobbedito ai medici mi ha aiutato a capire di aver sbagliato,
    comprendere quanto sono utili i loro consigli per evitare complicanze future.
  • Ogni tanto faccio qualche strappo alla regola ma penso che non vada bene.
  • Disobbedendo ad alcune piccole regole rischi di farti del male da solo.
  • Capita alcune volte quando non vuoi fare l’insulina o la glicemia.
  • A volte trasgredisco rispetto al cibo.
  • I miei genitori si incavolano perché non mi controllo e mangio senza farmi l’insulina.
  • Crescendo e diventando più esperti si comincia a disobbedire perché ormai tanto sai cosa succede
    e non hai più paura, pensi di poter gestire la situazione.
  • Alcune volte quando ho disobbedito ai dottori ho avuto paura, per una glicemia alta che non
    scendeva o per un bolo dimenticato.

Vita:

  • Ho il diabete da quando ero molto piccola, è sempre stato un pezzo importante della mia vita.
    Avendolo da così tanto tempo è per me un qualcosa di scontato, non inesistente ma qualcosa che
    di sicuro riesco a gestire. Alle volte però la situazione mi sfugge di mano, creandomi dei problemi.
    Nella testa allora mi dico ‘vabbè, tornerà a posto!’. Mi rendo comunque conto che la mia malattia
    non è uno scherzo e ho un po’ di paura rispetto a quello che mi potrà provocare nel futuro.
  • Ormai fa parte della mia vita.
  • Quando avevo 5 anni i mie genitori mi hanno portato in ospedale. Ero un po’ confusa perché a me
    sembrava di stare bene. Una volta entrati mi hanno fatto l’esame del sangue e mi hanno messo la
    flebo. Ero spaventatissima, nessuno mi aveva spiegato perché mi stessero mettendo degli aghi nel
    braccio. Passata la settimana in ospedale sono tornata all’asilo. Mia nonna ogni giorno veniva a
    farmi la puntura del pranzo dopo avermi provato la glicemia. Ogni tanto, mentre giocavo, mio
    sentivo male ed ero costretta a mangiare dello zucchero. Molto velocemente ho iniziato ad odiare il diabete, mi sentivo come se avessi avuto una palla di metallo legata al piede e non lo sopportavo. Con il tempo però e con l’aiuto dei miei genitori, sono riuscita ad accettare questa strana malattia.
  • Da grande vorrei fare il diabetologo, magari da sostituire il doc Maltoni e aiutare i ragazzi come lui
    fa.

Le difficoltà che ho incontrato in questi giorni:

  • La mia più grande difficoltà è socializzare e fare amicizia con gli altri ragazzi. Ho avuto anche un po’
    di problemi con la glicemia sempre alta a causa dell’insulina che non eseguiva il suo compito.
  • La fatica delle salite, la stanchezza, le cadute, andare in bagno, le zanzare, la pioggia, la glicemia
    alta.
  • La quantità del cibo rispetto allo sforzo da fare e quindi la fame durante la salita infinita, poi ti
    dicevano che mancava poco e invece c’era ancora un botto da fare e avevi l’idea di non arrivare
    mai.
  • Le iper che mi hanno reso stanco. I pasti non sono stati molto ‘sazianti’ per fare le salite che
    abbiamo fatto. Bello comunque per tutte le conoscenze e i nuovi amici, per il confronto su temi che con gli amici e i parenti non riusciamo ad avere. Ogni tanto le salite ti scoraggiavano perché non si vedeva la fine.
  • Le ipo e le iper perché mi facevano sentire stanco e privo di energie, momenti di grande fame
    durante le salite, la pioggia e il freddo del primo giorno. Ci sono state anche delle tensioni e qualche litigio il primo giorno ma abbiamo ristabilito la pace e la calma tra di noi.
  • Male ai polpacci, sete, autobus scomodo, salite, gente invadente.
  • In questi giorni ho fatto molta fatica a fare le passeggiate sui monti, tante salite ripide e
    impegnative, anche se poi abbiamo visto molti animali, cavalli, mucche e uccelli. Forse abbiamo
    fatto troppe pause e questo per me è stato peggio, arrivata al rifugio mi sentivo ‘morta’. Le discese sono state meno faticose. Oggi tutto più semplice e meno faticoso. Sono esausta.
  • Stanchezza, male ai piedi e fame.
  • La salita infinita, i dolori allucinanti alle gambe, le persone lente, il caldo, mia madre che mi ha
    obbligato a venire qui.
  • Svegliarsi presto, una cosa che io odio. Dopo colazione la glicemia è salita e camminando poi mi è
    scesa. Dopo pranzo mi è andata alta e non mi facevano fare più di 1 unità di insulina. Arrivati in
    albergo abbiamo dovuto mangiare senza poterci lavare. Sono andata a letto dolorante e mi sono
    svegliata con la carne greve. Oggi la glicemia è andata bene anche se ho fatto fatica a salire per i
    dolori di ieri.
  • Dovermi fermare ogni dieci secondi perdendo il ritmo. Poi la pioggia e il parkour per evitare letame, fango e terra smossa.
  • L’unica difficoltà è stata la fatica perché era impossibile andare avanti senza morire, troppo
    impegnativo. La glicemia era sotto zero, insomma io avrei preferito buttarmi giù dai monti o
    buttarmi dal sentiero, perché era troppo difficile.
  • Mi è dispiaciuto avere tutto il pomeriggio la glicemia alta visto che durante la mattina ero riuscita a tenerla giusta.
  • Essere costante nelle camminate, tenere il ritmo, mantenere l’equilibrio e nei momenti di maggior
    fatica la nostalgia di casa.
  • Un paio d’ore dopo il pranzo, sia ieri che oggi, ho avuto delle iper. Ieir nell’ultimo tratto avevo perso tutte le energie.
  • Alcune persone parlano troppo e io non sopporto chi parla tanto. Le sveglie presto e le passeggiate per niente ‘tranquille’. Non tutti mi stanno simpatici ma devo sopportarli.
  • Io ho difficoltà nel contenere le mie emozioni, per questo faccio dispetti alle persone. Ho anche
    difficoltà nell’ascoltare i consigli degli altri.
  • La pioggia che ha rallentato la salita rendendo il percorso scivoloso, la gestione delle glicemie
    soprattutto in salita.
  • Salire con le gambe piene di dolori controllando continuamente la glicemia per non andare in ipo.
  • In questi giorni ho avuto molte ipoglicemie perché non sono abituato a camminare così tanto in
    salita. Ho bevuto più acqua del solito.
  • In questi due giorni abbiamo affrontato molte salite con dislivelli da non sottovalutare. L’impegno e la fatica, lo sforzo prolungato, hanno portato a molti episodi di glicemia bassa ma nonostante ciò
    mi sono trovato spesso davanti. Molto dolore ai piedi.
  • Ipo e iper difficili da correggere.
  • Glicemia sempre alta.
  • È stato difficile riabituarmi alle caramelle, potrebbe sembrare una cosa stupida ma è così. A casa
    correggo con un tè perché è più semplice, regolandomi rispetto alla quantità, un sorso o tutto.
    Difficile anche abituarmi a obbedire a persone che conoscono il diabete ma non sanno come va
    dopo.
  • È stato difficilissimo l’ultimo tratto di salita verso il rifugio perché ero in ipo, per me è stata
    un’impresa. Gestire le soste per le ipo facendo attenzione a non rimanere troppo indietro. Non
    perdere niente.
  • Essere spesso in ipo.
  • Arrivare in stanza con il profumo di concime addosso.
  • La maggiore difficoltà per me è stata stare al passo con i miei coetanei, è stato difficile per me
    anche organizzarmi con le cose da portare.
  • La fatica di fare le salite senza mai fermarsi. Non ho avuto grandi problemi con il diabete. Ne ho
    avuti invece alcuni nell’approcciarmi con le mie compagne di stanza perché stavano sempre al
    telefono, lasciavano casino, tenevano sempre tutte le luci accese anche quando non c’era bisogno.
    Mi sono trovata bene con il cibo.
  • Glicemia quasi sempre bassa in entrambe le camminate.
  • Stanchezza e fatica.
  • In questi giorni la maggiore difficoltà è stata sicuramente la lontananza da casa. Per quanto
    riguarda il diabete non ho avuto difficoltà, la glicemia è rimasta in banda per quasi tutto il tempo.
  • La mia maggiore difficoltà è stata la mancanza di pause. Siamo arrivati quasi a 2000 metri di altezza con un gruppo di diabetici facendo 2 o 3 pause di pochi minuti. Capsco che siamo tutti grandi e vaccinati ma questo mi sembra chiedere un po’ troppo da noi!
  • Un’ora di ipo all’inizio della prima camminata.
  • Calo di zuccheri.
  • Cominciare a fare amicizia con nuove persone e stare in un posto che non conosci.
  • Allontanarmi da casa in un periodo non molto buono.
  • Salire la montagna con la sensazione dell’ipo che non saliva addosso, le continue cadute della mia
    amica, i medici che entrano di notte con le torce e ti accecano.
  • Inciampare ogni due per tre, fare salite impegnative senza essere abituato, socializzare con le
    persone, sopportare la mia amica per 24 ore.

Le scoperte di questi giorni:

  • Vedere una marmotta dal vivo e scoprire che è possibile stare in ipo per più di 3 ore.
  • Si può fare la puntura anche senza mangiare.
  • Non sono il più ignorante in fatto di diabete.
  • In realtà riesco a gestire il mio diabete abbastanza bene. Ho scoperto anche che se voglio andare
    bene nella gestione devo fare attività fisica in cui si suda.
  • Mi ha sorpreso il fatto che una ragazza che ha il micro da due anni non riesce ancora a metterlo,
    non intendo metterlo sotto cute perché magari è un punto difficile e bisogna farsi aiutare, ma
    intendo proprio tutto il processo per togliere l’insulina.
  • In montagna fa molto più freddo di quanto pensavo, la pasta dei rifugi è proprio buona!
  • Ho scoperto tante piante e quanto odio le montagne.
  • Riesco a regolarmi con il diabete facendo camminate molto lunghe e impegnative.
  • Oltre al cerotto per il micro azzurro c’è anche rosa e (molto più importante) e ci sono molti ragazzi
    che sanno capire cosa vuol dire essere in ipo/iper e sono tutti nella mia stessa situazione.
  • In questi giorni ho veramente capito che con determinazione e calma si può fare tutto.
  • Quanto è difficile andare a fare una passeggiata in montagna con il diabete.
  • Ho scoperto che devo partire con un minimo di 130/150 prima di fare un’escursione in montagna
    perché dopo so che arriverò con una glicemia bassa, probabilmente per tutto il tragitto, come mi è
    successo.
  • Non so salire e scendere le scale.
  • Ho scoperto che non muoio facendo una camminata di 8 ore, che a cadere 30 volte non ti rompi
    niente e che l’ascensore è più comodo delle scale.
  • Se nel micro ho finito l’insulina posso usare delle penne.
  • Le piante, i fiori e i sentieri.
  • Ho scoperto che non bisogna mai abbandonare, anche se sei in ipo, ti riposi e cammini fino
    all’arrivo.
  • Tante cose sul diabete che non sapevo prima, come per esempio che farti l’insulina di fianco al
    sensore può alterare i suoi valori. Ho anche capito come funzionano i microinfusori nonostante il
    fatto che continuerò in futuro a non usarli.
  • Ho scoperto che se cammino tanto in montagna mi tremano le gambe.
  • Gestire alcune situazioni ma anche relazionarmi dentro un gruppo. Ho scoperto che qualcuno ha
    una situazione peggiore della mia.
  • In montagna fa molto freddo.
  • Ho scoperto come mantenere i valori nella norma, visto che spesso ce l’ho alta. Ho scoperto che ci
    sono persone che fanno più fatica di me a mantenere la glicemia stabile. Mi sono res conto poi che
    anche se sono stata obbligata a venire qui alla fine mi sono divertita molto e che ci rimarrei più a
    lungo se fosse possibile. Sono comunque anche contenta di tornare a casa.
  • Una grande determinazione in me nel raggiungere la meta.
  • Siamo stati accompagnati da guide cordiali, simpatiche e preparate che ci hanno dato informazioni
    sulla flora, la vita, la storia e la geografia del posto. Inoltre ho scoperto di essere sufficientemente
    preparato ad affrontare dislivelli simili, tenendo, se non superando, il passo dei miei compagni.
  • Persone in apparenza antipatiche si sono rivelate molto meglio del previsto.
  • Utilizzare bene una mappa.
  • Ci sono le marmotte. L’aglio selvatico fa i fiori.
  • Sentirsi piccoli guardando il lago dall’alto.
  • È divertente stare con un sacco di persone che hanno la tua stessa patologia e parlarne
    liberamente.
  • Molti ragazzi hanno le mie stesse domande da porre ai medici.
  • Nella giornata di ieri ho scoperto molte piante che non sapevo essere commestibili.
  • Nuove piante.
  • Ho scoperto che molte persone camminano molto più velocemente rispetto a me.
  • Non verrò più a un camp in montagna.
  • Ho scoperto di odiare camminare su sentieri ripidi molto più di quanto pensassi. I paesaggi sono
    bellissimi e il pane del rifugio è stato il più buono che io abbia mai mangiato.
  • Ci cono tante persone simpatiche. Ho scoperto tante cose che non sapevo sul diabete.
  • Tante piante nuove e una migliore gestione della glicemia con l’attività fisica.
  • La città sotto alcuni punti di vista è meglio della montagna.
  • Ho scoperto come si approcciano gli altri ragazzi alla nostra comune condizione.

Le emozioni che ho vissuto salendo e scendendo i sentieri del monte Baldo:

  • Esasperazione: il sentiero ripido non finiva più. Stupore: il paesaggio era fantastico. Sorpresa: il
    pane del rifugio era buonissimo. Rabbia: quando non correggo le glicemie mi agito. Calma:
    nonostante il percorso infinito ero abbastanza tranquilla, credo che devo ringraziare le mucche.
    Felicità: vedere che altre persone oltre a me ogni tanto si devono fermare per le ipo mi ha fatto
    capire che non sono poi così diversa dagli altri.
  • Una grande stanchezza. Avrei voluto dormire piuttosto che camminare. Comunque ero più avanti di tutti anche se un po’ incazzata. Quando sono arrivata in cima mi sono sentita il sovrano del mondo. Quindi incazzata ma felice.
  • Felicità, nostalgia, fatica, scoperta.
  • Soddisfazione, quando siamo arrivati alla meta prestabilita. Felicità, quando gli altri ragazzi
    facevano battute o espressioni divertenti.
  • Ho provato speranza quando immaginavo che ogni curva fosse l’ultima, noia quando la meta
    sembrava sempre più lontana.
  • Gioia, frustrazione e fatica.
  • Agitazione rispetto alle mie glicemie, paura di non farcela, felicità per avercela fatta, la gioia e tanto sonno.
  • La rabbia, tutto questo viaggio per un panorama.
  • Freddo, pericolo del nubifragio.
  • Un po’ di tristezza perché incapace di socializzare. Felicità perché comunque mi sono divertito.
    Preoccupazione a causa della glicemia prima bassa e poi alta.
  • Noia e fatica: per i percorsi troppo lunghi e faticosi. Felicità: per aver visto quei bellissimi paesaggi.
    Rabbia: per aver pestato più di una volta la cacca di mucca. Nervosismo e disperazione: per aver
    avuto male ai piedi e una fame continua durante entrambe i percorsi. Ansia: di cadere e rotolare.
    Preoccupazione: di avere degli sbalzi glicemici. Frustrazione: dell’essere stanca e di avere dei dolori alle gambe.
  • Mangiare dopo aver avuto una gran fame. Essere arrivato in cima.
  • Quando siamo saliti ero rassegnata e altre volte felice perché stavo con i miei amici. Scendendo mi
    sentivo più leggera e spensierata.
  • Ansia e rabbia per un dispetto che ho fatto con il rischio di essere espulso dal camp. Felicità,
    quando siamo riusciti ad arrivare alla destinazione finale e per le serate passate con gli amici.
  • Felicità quando scherzavo con i miei amici, stanchezza quando camminavamo lungo i sentieri.
  • Soddisfazione quando siamo arrivati sia al rifugio che ai tavoli perché ti dava la sensazione di
    avercela fatta. Noia e stanchezza nelle salite più ripide. Felicità quando ridevamo e dicevamo
    cazzate.
  • Felicità, noia e chilling.
  • Disgusto, fatica, paura di dover ritornare indietro, felicità di essere tornato, tristezza perché ero
    stanco, dolore perché non riesco a muovere un arto, frustrazione, rabbia per la stanchezza.
  • Felicità, per essere stata in compagnia di ragazzi della mia età perché mi sono divertita e per il
    confronto che abbiamo avuto sul diabete. Nervosismo, ieri al ritorno pur camminando e facendo
    correzioni la glicemia continuava a salire. Disperazione perché ho fame quando ho la glicemia alta e non posso mangiare.
  • Ho provato stanchezza perché abbiamo camminato per due giorni consecutivi per più di 5/6 ore
    facendo salite e discese tra le rocce, cercando il punto giusto dove camminare, tenere il passo
    costante e cercare di non ruzzolare giù per la montagna.
  • Rabbia verso chi ha scelto i percorsi per le passeggiate, disperazione per il male ai piedi e alle
    gambe.
  • Per quanto ero stanco ieri non ho dato retta alle emozioni ma comunque ho provato soddisfazione
    nel raggiungere la meta e al tempo stesso la timidezza per non essermi inserita al massimo nel
    gruppo.
  • Le due impegnative escursioni di questi giorni hanno creato in me un melting pot di emozioni: non
    solo il dolore ai piedi e la fatica ma soprattutto la frustrazione per la meta che sembrava non
    avvicinarsi e la gioia unita a una genuina e impareggiabile soddisfazione per aver raggiunto il
    rifugio. Reggere poi un dislivello a tre cifre (918 metri il primo giorno e 300 il secondo) e ancora,
    nella discesa, vedere il rifugio allontanarsi sempre di più e dire fra me e me ‘Prima ero là’. Il
    secondo giorno a tutto ciò si è aggiunto il coraggio e la determinazione a entrare nell’acqua del lago che non era molto calda.
  • Ieri e oggi ho provato soprattutto sconforto e rabbia. Rabbia perché ieri non eravamo totalmente
    preparati alla scalata e comunque non ci hanno lasciato un attimo per respirare, mentre la nostra
    guida pensava ad altro. Sconforto perché oggi mi sono svegliato pensando che sarebbe stata una giornata tranquilla fino a quando non ho visto che tipo di ‘passeggiata’ aveva in serbo la nostra guida per noi.
  • Ho provato tante emozioni in questi giorni, felicità, per la voglia di camminare e esplorare il
    paesaggio, rabbia, per il troppo sforzo dovuto, tristezza e soddisfazione nell’aver concluso la
    passeggiata.
  • La soddisfazione è stata la principale emozione, ero molto soddisfatta, sia ieri che oggi, quando
    sono arrivata alla meta. Felicità quando ci siamo seduti per un buon pranzo e ho fatto tante risate
    con le mie amiche. Oggi, quando durante la salita guardavo su senza vedere la fine, mi è presa un
    po’ di rabbia.
  • Fatica, stanchezza quando cominciava a far tardi e quando mi svegliavo la mattina, un po’ di noia e
    fame prima di arrivare al rifugio.
  • Stanchezza e un po’ di rabbia ogni volta che mi dicevano che mancava poco e non era vero, la
    soddisfazione all’arrivo al rifugio e la felicità quando mi sono buttata sul letto
  • Stanchezza e molta fatica sui sassi, soprattutto in discesa.
  • Ieri sono stata molto felice perché camminando ho potuto parlare con ragazze e ragazzi di Trento e Bologna e per me fare amicizia è sempre bello. Oggi ero un po’ più spenta perché in salita non c’era la musica che c’era invece in discesa ma lì ero troppo concentrata a pensare di non cadere.
  • Ieri molta rabbia per la fatica, per arrivare su poi solamente per mangiare un piatto di pasta e
    vedere un panorama.
  • Rabbia e ansia per la fatica e il dolore.
  • Gioia nel conoscere gli altri, ansia rispetto agli errori che potevo fare nella gestione del diabete.
  • Tanta stanchezza perché non vado mai a camminare in montagna. Rabbia perché ci hanno svegliato presto e ci hanno fatto fare camminate infinite.
  • Rabbia e frustrazione.
  • Mi sono sentita felice perché ero con i miei amici, un po’ meno quando ha iniziato a piovere. C’è
    stata molta fatica ma anche molto divertimento.
  • Felicità, rabbia, soddisfazione, tristezza, amicizia.
  • A momenti tanta fatica e stanchezza, tanta felicità, crepare dalle risate. Rabbia per la sveglia troppo presto.
  • Mi sono sentita spesso delusa da me stessa per tutte le volte che mi sono fermata, quando pensavo di andare bene e poi invece mi ritrovavo in fondo alla fila.
  • Rabbia, bestemmie e baldoria.
  • Rabbia per le salite infinite, piacere e soddisfazione nel raggiungere la cima.
  • Ho provato rabbia tutte le volte che la guida ci diceva che mancava poco e la strada era invece
    ancora infinita. Ho provato sorpresa perché non pensavo che dal rifugio si avesse una vista
    mozzafiato. Ho provato felicità nel poter mangiare e parlare tranquillamente con i miei compagni
    su al rifugio.
  • Bello stare in gruppo e conoscere gente nuova, camminare lungo il sentiero con accanto gli animali che brucavano, rabbia (potevano fare un percorso più breve), fatica, stanchezza.
  • Tante emozioni in questi giorni, rabbia nelle salite, felicità per l’arrivo in cima, per stare con gli
    amici e poi la paura per la possibile espulsione di uno dei ragazzi.

Quale è stato il senso di queste giornate per me e cosa mi porto a casa:

  • Io dall’esperienza fatta in questi giorni ho imparato che posso andare oltre i miei limiti per quanto
    il diabete cerchi di fermarmi. Ho anche imparato ad apprezzarmi e ad apprezzare la montagna più
    di quello che pensavo una settimana fa. Mi ha fatto piacere incontrare l’abbraccio fresco della
    montagna.
  • Questo posto mi mancherà. In questi quattro giorni ho realizzato tante cose, ad esempio ho capito
    quale è lo stile di vita adatto a me, quello che in casa mia non avrò mai. Mi mancheranno i
    paesaggi, mi dispiace tornare in città. Devo confessare una cosa, mi dispiace se sono sembrata
    distante e distaccata ma davvero, ci sono persone che avrei voluto conoscere meglio, diventarci
    amica ma non ci sono riuscita e mi dispiace tanto. Mi sarebbe piaciuto far parte di alcuni dei vostri
    gruppi. Le volte in cui ho avuto l’occasione di parlare con qualche persona mi sono sentita felice,
    anche se apparivo indifferente.
  • La felicità e la fatica delle camminate. L’insegnamento che porto via con me è che tutto si fa per
    qualcosa.
  • Mi porto via le amicizie, le emozioni, le gite di 6 ore, i dottori, gli infermieri e Giacomino che dice ‘Ti
    piace il quadro?’
  • In questi quattro giorni mi sono divertita molto, ho fatto nuove amiche e ho imparato a gestire
    meglio le glicemie. Ho anche visto bellissimi paesaggi e assaggiato del buon cibo (soprattutto il
    pane del rifugio). Ora sono un po’ dolorante ma è sicuramente perché non faccio attività fisica
    regolarmente. Tornando a casa ripenserò di sicuro a tutte le cose belle che ho fatto qui e alle risate fatte con le mie compagne di stanza. Sono molto riconoscente allo staff medico che mi ha
    accompagnato.
  • Torno a casa con nuovi amici. Questo campo non mi è piaciuto molto e sono contenta di tornare a
    casa ma la compagnia di alcune persone qui non mi è dispiaciuta. Mi sono trovata bene con le mie
    compagne di stanza e con altre ragazze della mia città. Avrei preferito gestire la glicemia a modo
    mio, di testa mia, perché gli adulti ci dicono cosa fare ma alla fine è tutta una cosa soggettiva, solo
    noi possiamo sapere quello che è meglio fare, magari a volte hanno ragione ma non sempre e qua
    se ne rendono conto poco.
  • Durante i giorni del campo mi sono divertito molto a fare passeggiate, andare in piscina e stare con gli amici, mi è servito molto venire qui. Ho imparato molte cose, ad esempio calcolare la giusta dose per fare le correzioni della glicemia e mantenerla più stabile. Ho imparato poi a riconoscere alcune piante.
  • Mi porto a casa conoscenze in più sul diabete e nuove strategie. Ho imparato bene le dosi di
    insulina, a controllarmi e a prevenire l’ipoglicemia. Ho capito che con i miei tempi, pian pianino,
    riesco a fare nuove amicizie e che anche se abbiamo il diabete non siamo limitati a fare certe cose,
    come per esempio andare in montagna. Certo, noi, a differenza degli altri dobbiamo continuare a
    correggere la glicemia perché si abbassa ma in cima ci siamo arrivati.
  • Cosa mi porto via? Oltre alle migliaia di confezioni di merendine e ricordi di vario tipo porto con me
    una cosa essenziale, la sicurezza. Ora sono sicuro di sapermi autogestire senza (quasi) alcun
    problema. Alla nostra età sembrerebbe tutto facile ma io all’inizio immaginavo e avevo paura di
    andare incontro a molti problemi nella gestione delle glicemie. Questi insegnamenti rimarranno
    negli anni e mi aiuteranno a combattere l’insicurezza. Insomma il motivo di questa vacanza è stato
    quello di aiutarci a diventare più sicuri.
  • In queste giornate mi sono divertito e ho imparato a conoscermi meglio, sia in generale che per
    quanto riguarda il diabete. Ho anche conosciuto persone nuove, fatto in parte strano perché
    quando sono a casa preferisco frequentare sempre gli stessi amici e non andare in giro a conoscere
    persone, una opportunità quindi anche da questo punto di vista. Fare le gite in montagna è stato
    divertente anche se a un certo punto mi tremavano le gambe, una cosa che non mi era mai
    successa, neanche dopo una settimana di allenamenti fatti tutti i giorni. Ho anche scoperto posti
    nuovi quindi direi che è stata davvero una bella esperienza. Tra le altre cose ho conosciuto meglio
    qualche vecchio amico.
  • In questi giorni ho sperimentato cose positive e negative. Il primo giorno è stato il più bello di tutti
    perché siamo andati in piscina e mi sono divertito tanto. Il secondo non mi è piaciuto per niente
    perché la camminata è stata davvero troppo lunga anche se la discesa è stata piacevole. Ieri, terzo giorno, è andata bene, solo un pezzo è stato faticoso ma poi abbiamo mangiato e siamo andati al lago. Bello insomma e il prossimo anno vorrei tornare.
  • Ho imparato ad apprezzare la fatica che ci vuole per ottenere certi risultati. Ho imparato a
    regolarmi meglio e ad essere più autonomo.
  • Non so ancora se ho imparato qualcosa o no ma sono felice di essere qua, ho fatto nuove amicizie,
    ho conosciuto posti nuovi. Sono felice di questo anche se non volevo venire.
  • Ho imparato a tenere più stabile la glicemia, ho socializzato con tante nuove persone. Mi sono
    divertita tanto e ho fatto delle passeggiate che non avrei mai fatto.
  • Ho fatto nuovi amici e ho acquisito un saper sulla natura montana. Ieri ho imparato cose nuove sul
    diabete e sulla ricerca.
  • In questi giorni mi sono divertito molto. Ho conosciuto nuovi amici che un giorno spero di rivedere.
    Le esperienze fatte sono state belle soprattutto in compagnia. Ho imparato a non scoraggiarmi e ad essere meno timido. La cosa più bella è stata la compagnia di persone con il mio stesso problema, questo mi ha trasmesso molta fiducia. Con i miei compagni di stanza sono stato bene e anche con gli altri. Tra risate e ‘litigi’ abbiamo superato molte sfide tutti insieme. Con molta fatica e questo mi rende felice. Mi sono reso conto che anche se ho il diabete non sono inferiore a nessuno e che posso fare le cose che mi piacciono lo stesso.
  • In questi giorni sono stata abbastanza bene, ho imparato a mantenere stabile la glicemia e a dosare meglio l’insulina. Da questa ‘vacanza’ molto impegnativa mi porterò a casa le nuove amicizie, la soddisfazione di aver scalato una montagna, le passeggiate, le fotografie e il ricordo dello svegliarsi la notte per i controlli o per il freddo e poi tutte le chiacchiere fatte con gli amici.
  • Le amicizie, le serate passate insieme fino a tardi, i bei paesaggi, i balconcini uniti, gli infiltrati nelle
    camere, il freddo e la cassa a tutto volume.
  • Ho imparato ad essere più autonomo e ad organizzarmi meglio, non solo dal punto di vista del
    diabete e parecchie cose sulla flora.
  • Le amiche nuove e i paesaggi bellissimi, il fresco, le serate nei balconi a parlare e a ridere.
  • In questi giorni ho imparato che se la glicemia è sotto i 100 devo aspettare prima di fare l’insulina
    ma posso mangiare. Mi sono divertito conoscendo persone nuove. Sono stato molto bene in mezzo alla natura anche se potevamo usare la funivia.
  • Quando mi sono iscritto l’idea di andare a un campo per diabetici con cinquanta ragazzi non mi
    piaceva molto, perché non conoscevo nessuno. Adesso invece sono entusiasta per tutte le amicizie
    che ho fatto e per tutte le cose nuove che ho scoperto. Torno da questo campo arricchito di
    esperienze. Tutto molto divertente, pieno di allegria, bello il posto. Sono contento di esserci
    venuto.
  • In questo campo ho fatto più o meno le esperienze che ho fatto negli altri, nuove amicizie, fatica,
    orgoglio e addirittura una persona che, credo, mi piace. Ho notato però che rispetto agli altri campeggi sto molto meglio, mi muovo di più, mangio di più, ho molto meno paura di far vedere chi
    sono, sia come persona che come ragazza con il diabete. Mi rattrista davvero tanto l’idea che oggi
    torniamo a casa. Spero che presto ci siano altre occasioni belle come questa, possibilmente meno
    faticose.
  • Mi porterò a casa le mattine con il fresco, le sere insieme ai nuovi amici, la musica durante le
    passeggiate che portava divertimento e che ci ha fatto conoscere.
  • Ho imparato a regolarmi con la glicemia e come e quando fare l’insulina. Mi ha fatto ragionare sul
    fatto che pur avendo il diabete siamo riusciti a scalare più di 900 metri di montagna.
  • Ho vissuto delle bellissime esperienze, a partire dalla conoscenza di altri ragazzi e ragazze che
    convivono con la mia stessa malattia e poi percorrere sentieri lungo le montagne e vedere paesaggi meravigliosi. Ho provato molte emozioni, grande soddisfazione nel riuscire a raggiungere la cima di una montagna, felicità quando scherzavo e chiacchieravo con i miei amici. Tutto molto interessante e divertente.
  • Mi sono divertito con i ragazzi che ho conosciuto. Ho fatto esperienze nuove e praticato attività che faccio raramente. Sono stati giorni di confronto con ragazzi che hanno il mio stesso problema e con medici molto esperti che ci hanno aiutato. Da questi quattro giorni porto a casa opinioni e punti di vista diversi su temi che mi riguardano e risposte alle domando che ho portato qui con me.
  • Quando sono arrivato qua mi sentivo in ansia dato che non ero mai andato a fare un campo con
    persone che non conoscevo. Giorno dopo giorno mi sono sentito sempre più a mio agio perché
    stavo con persone con cui condivido lo stesso problema. Mi sono creato un gruppetto con cui stavo in baldoria tutto il giorno mentre la sera si chillava sul balconcino
  • Abbiamo condiviso vittorie e successo, fatto nuove amicizie, divertimento, scoperte, letture.
    Abbiamo imparato con gli altri e dagli altri.
  • A me questo campo è servito molto per staccarmi dalla quotidianità e dalle complicanze che ho a
    casa. Io mi porto via sicuramente nuove amicizie e nuove conoscenze come per esempio il non
    potersi scambiare le penne dell’insulina con gli altri. È stato molto divertente come tutti gli anni, è
    stato bello conoscere i ragazzi di Bologna e confrontarsi anche con loro. Sono state belle le
    camminate anche se stancanti. Ci sono stati dei momenti divertenti e altri seri, momenti di rabbia e di felicità, tutto questo rende il campo bello.
  • Amiche e amici, modi diversi di vivere il diabete, i micro differenti, il clima che c’è qua, tutto il
    divertimento e i momenti belli della notte, mi mancheranno tutti.
  • Abbiamo vissuto una sfida e l’occasione di conoscere gente nuova, vecchi amici e tanto
    divertimento. Mi porto a casa le gambe rotte e più conoscenza rispetto al diabete.
  • Tanti sforzi e fatiche per le camminate. La salita al monte Baldo è stata dura, dovevamo arrivare al
    rifugio Chierego e il mio corpo aveva finito tutta l’energia. Tra tutte le escursioni che ho fatto in vita mia non mi era mai capitato di arrivare al punto di non sentirmi le gambe e provare certe
    sensazioni. Credo di essere arrivato al mio limite…per ora!
  • Mi porto a casa un sacco di nozioni sul diabete e sulla flora di montagna. Inoltre ho conosciuto un
    paio di persone simpatiche che spero di rivedere. Sono venuto per scoprire cose nuove sul diabete
    e mi ritengo soddisfatto. La compagnia è stata un bonus in questa vacanza piuttosto che la cosa più importante.
  • Ho imparato cose nuove rispetto alla gestione delle glicemie durante l’attività fisica. Ho appreso
    delle cose rispetto al rapporto diabete/alcool e che le varie marche di insulina sono uguali. Porto a
    casa una migliore gestione della mia glicemia.