Il cammino in tre tappe sulla via Francigena:

  • San Gimignano
  • Colle Val d’Elsa
  • Monteriggioni
  • Siena

Gli obiettivi di ogni nostro campo sono:

  • condivisione
  • esempio
  • compagnia
  • risate
  • leggerezza
  • buone pratiche
  • gestione del diabete in situazioni difficili

Questo è quello che vogliamo per i nostri ragazzi, strappare un sorriso, far sentire che non sono soli, creare gruppo.

In cammino sulla Via Francigena con le ragazze e i ragazzi dell’Associazione Diabete Giovanile della provincia di Trento.

Oggi da San Gimignano a Colle Val d’Elsa, domani verso Monteriggioni per concludere domenica a Siena.

Un po’ di pioggia, l’andare spedito, le chiacchiere, loro che diventano grandi, noi che li seguiamo affidandoci, l’orizzonte placido delle colline, l’abbraccio profumato del mondo vegetale, le grida degli uccelli che fanno più vasto il cielo.

La vita che si fa e che muta, passo dopo passo.

(Giannermete Romani)

Crescere con il diabete non è facile, bisogna sempre essere sotto controllo e super organizzati. Io lo ho da quando avevo 14 mesi, ero troppo piccolo per ricordarmi ora come fosse la vita senza e quindi, nella sfortuna, ringraziare desidero di averlo avuto così presto. Quando ero bambino al diabete non ci pensavo spesso, per lo più erano mamma e papà ad occuparsene e a rendermi un bambino felice e spensierato. Ora che sono cresciuto e che ho preso in mano quasi tutto mi rendo conto che, come ho detto all’inizio, non è una convivenza semplice. Ogni tanto mi capita di vedere i miei amici che vivono la loro vita in piena tranquillità perché non hanno nulla a cui pensare mentre io sì, e questo mi fa un po’ male. Con gli anni ho però imparato a mettere da parte questi pensieri ma soprattutto ho imparato a gestire il diabete in modo da doverci pensare il meno possibile e questo mi fa sentire meglio, mi fa vivere con la consapevolezza che se lo tratto bene alla fine non è tutto sto gran peso.’

(Un ragazzo)

A quasi diciotto anni…

‘Ero pronta a fare il mio primo lavoro, a viaggiare da sola, a vivere la scuola con più maturità. E poi ho avuto l’esordio. Ho pensato che la mia vita e la mia indipendenza fossero finite. Mi sono attaccata ai miei genitori pensando che potessero darmi supporto, cosa che però ha creato problemi nel nostro rapporto e così i miei si sono sorbiti pomeriggi di pianti e li ringrazio. Io ero però determinata a riprendermi la mia indipendenza e attivare i miei piani. Così mi sono data da fare e senza nessun problema, da parte mia, ho lavorato e viaggiato, ho finito la scuola con il massimo dei voti e il minimo stress. Però è come se fossi legata al guinzaglio dei miei che hanno mille paure e preoccupazioni e sempre qualcosa da ridire sul mio modo di gestire. Abbiamo litigato tanto e continuiamo a farlo, io voglio essere grande, loro vogliono che io sia la loro bambina, quella di cui prendersi cura. Per questo sono arrabbiata con il diabete. A quasi diciotto anni mi sentivo grande ma ancora non sapevo tante cose. Non sapevo fingere, al primo ‘come stai’ a cui ho risposto ‘bene’ uscita dall’ospedale, mi sono sentita uno schifo, mi ha fatto ribrezzo, poi ho capito che si può anche essere sinceri. A quasi diciotto anni ho imparato che non sai mai cosa prova la gente, cosa ha per la testa veramente. A quasi diciotto anni ho scoperto di avere voglia di vivere. Voglio vivere questo mondo fighissimo e ne ho acquisito la consapevolezza. Questa e altre cose ho imparato grazie al diabete, e so con certezza che mi sono servite per diventare grande. Anche se di imparare non si smette mai e no, non sono grande, ci sono ancora mille cose che devo vivere prima di considerami tale.’

(Una ragazza)

Nel cerchio delle storie, dopo il cammino condiviso.